La Cina nuova, di Simone Pieranni – Laterza – 2021 – €16,00
Di Cina si parla tanto, in questi ultimi anni. Quasi quanto se ne parlava negli anni ’70, ai tempi delle infatuazioni maoiste. E, come negli anni ’70, molto spesso a sproposito.
Questo libro ha – rispetto a tutti gli altri pubblicati recentemente – un merito enorme: si pone con occhi di osservatore, senza giudicare una realtà così grande e con paradigmi così diversi dalla nostra con gli occhi dell’Europeo che sa cosa è meglio per tutti. Già solo questo motivo giustificherebbe la lettura del libro. Se poi ci aggiungiamo una prosa scorrevole, una struttura affascinante, e la capacità dell’autore di dare un’informazione non banale anche se nel ristretto spazio di meno di 200 pagine, abbiamo davanti un ottimo punto di partenza per capire – ripeto: senza giudicare, che implica una assunzione di superiorità che noi occidentali dobbiamo prima dimostrare – un mondo che lungo i millenni si è sviluppato su direttrici talvolta molto diverse rispetto a quelle europee.
E allora ecco che scopriamo che i maggiori punti di contatto tra Europa e Cina sono i rider e in genere i lavoratori sfruttati, che la sanità cinese è molto più simile a quella americana ultraliberista ed “efficiente” che non alla nostra vecchia, “socialdemocratica”, Europa. Che i cinesi stessi traducono la parola “rivoluzione” con “revoca del mandato”, e che anche la dittatura del Partito, così come quelle delle varie dinastie imperiali, è considerata buona fino a quando le cose vanno bene. Che ciò che in Cina si teme di più è il caos, e che non il dispotismo (che è comunque presente e sempre in maniera brutalmente efficace).
Un libro impreziosito dal dibattito con l’autore avvenuto presso la Libreria Nuova Europa I Granai dopo un laboratorio svolto tra vari lettori. Efficace, il laboratorio, proprio perché il testo non parte da posizioni preconcette, ma cerca solo di spiegare e descrivere.
L’unica cosa negativa, che mi impedisce di dargli il voto massimo, è il fatto che alcuni episodi salienti della storia e della società cinese si diano per conosciuti dal lettore. Cosa non necessariamente vera. Intendiamoci: nulla che non si possa apprendere dando una rapida occhiata a Wikipedia; ma 10 pagine in più con brevi spiegazioni di alcune cose non sarebbero state di troppo, a mio parere.
Straconsigliato.
Voto 4/5