Il confine tra scienza e filosofia è forse proprio quella che in gergo profano viene chiamata “Fisica Estrema”, ossia le ricerche sulle questioni aperte che le teorie che descrivono il mondo ancora non riescono a spiegare. Baggott riesce, con questo libro, a spiegare meravigliosamente bene tutto questo, senza usare una formula e partendo dal concetto di “massa” degli atomisti greci.
È meraviglioso, affascinante e in parte anche “straniante” vedere come, lentamente ma in maniera continua, si passa da concetti come “le cose sono” a “le cose fanno”. L’esempio classico è quella dei materiali magnetici: dalla bussola che “ha la proprietà di indicare il nord” a “la bussola ha una proprietà magnetica che ha come conseguenza quella di orientarsi secondo il campo magnetico terrestre”. Questo tipo di variazione sembrava, fino all’inizio del XX secolo tenere tre punti fermi: il tempo, lo spazio, e la massa. Non è un caso che il Sistema Internazionale di misura definisca metro, chilogrammo e secondo.
Ma la rivoluzione scientifica iniziata con Planck e Einstein ha portato alla relativizzazione di tempo, spazio e – alla fine – anche della massa, vista come una forma di energia concentrato. Così come un ago non “è” la bussola, ma la “fa”, anche qualsiasi oggetto elementare non “ha” massa, ma “fa” massa. Tramite l’interazione con il bosone di Higgs.
Tutto questo Baggott lo spiega, molto meglio di me, indicando anche quali sono i punti ancora aperti. Di certo, però, una cosa è chiara: più si riesce a investigare, più il mondo che si scopre diventa “nuovo” e meraviglioso. La scienza di base è questo: un continuo viaggio in un eldorado che non finisce mai, per quanto difficile possa essere esplorarlo.
La filosofia, in un mondo meraviglioso del genere, è indispensabile: se il metodo scientifico parte dall’ipotesi per sperimentare e poi trovare conferme o meno a ciò che si suppone, è la filosofia a dover aiutare nel fare ipotesi. In pratica, se la massa è (e Baggott questo lo suggerisce molto bene) nient’altro che la terza dimensione di particelle che altrimenti ne avrebbero solo due (pensate a esempio a come le onde del mare aggiungano la dimensione in altezza a uno scenario altrimenti piatto), abbiamo bisogno che la filosofia ci dica come procedere per investigare tale realtà. Che non è solo quella “esterna”, ma anche (io dico soprattutto, ma è una mia opinione soggettiva), interna all’uomo.
Leggetelo, questo libro: ne vale la pena. Se non altro, imparerete l’arte di domandare.
Un’ultima cosa. Baggott scrive:
Così funziona la scienza. Studiandone attentamente la storia, scopriamo che sono molto rare (se mai sono esistite) le scoperte pulite, in cui un singolo scienziato o un piccolo gruppo di collaboratori arriva direttamente alla “verità”. Spesso. invece, barlumi di verità affiorano a tratti da una nebbia quasi impenetrabile, e scienziati che hanno colto parte della verità spesso si scontrano pesantemente con altri, che della stessa verità hanno colto un’altra parte. Il progresso si verifica solo quando si riesce a stabilire un ordine, dissipando la nebbia.
Chiunque pensi che la scienza sia altro, confondendola con la nebbia che cerca di dissipare (riuscendoci sempre, oltretutto; in misura variabile ma sempre), della scienza – e del mondo attuale, che ne è il figlio – non ha capito nulla.
Voto 4/5