Non è un paese per laici, di Vittorio V. Alberti – Bollati Boringhieri – 2020 – €12,00


Non ho voluto sapere nulla dell’autore prima di leggere il libro. Se si vuole essere laici, bisogna analizzare il contenuto del libro evitando di farsi condizionare dall’opinione che si ha sull’autore. È un esercizio che consiglio, specialmente quando si trattano temi di questo genere.

La laicità, nel senso di pensiero scevro da preconcetti religiosi o ideologici è sicuramente qualcosa che in Italia difetta. Difetta per tanti motivi, prevalentemente storici, che però non è adesso utile analizzare. Più utile sarebbe capire come l’essere “laico” (condizione intellettuale e non politica) possa aiutare lo sviluppo della coscienza e come – in caso di risposta positiva – favorire l’avvento della laicità.

Il libro che mi aspettavo di leggere, quindi, avrebbe parlato di laicità nei diritti civili (che non possono essere privativa di una parte politica, o osteggiati da un’organizzazione religiosa), nei diritti sociali (che per un laico devono essere messi a confronto con i diritti individuali) e nei diritti religiosi (qualsiasi religione; che mai – mai – va messa a confronto con il metodo scientifico, quasi fossero due letture del mondo alternative).

E il libro, non lunghissimo, e scritto molto bene, fa esattamente questo. Peccato però non sia laico neanche un poco.

Dire che sui diritti civili si deve avere la mente aperta e non adagiarsi sul pensiero della maggioranza è teoricamente vero. Ma è in pratica ciò che dice un Pillon qualsiasi (magari un po’ più brillante). Parlare di diritti sociali dicendo che la sinistra non ha fatto i conti con le firme contro il commissario calabresi o le foibe (si: le nomina: manco fosse la Vicki di Caterina Guzzanti) rende bene l’idea che di laico c’è ben poco. La sinistra attuale ha infinite debolezze politiche, organizzative, sociali e soprattutto di identità. Ma condannarla per cose avvenute quando il 75% di chi vota a sinistra non era ancora nato (Calabresi) o addirittura che si leggono solo sui libri di scuola (e male: la storia delle foibe è ben più complessa della favoletta del giorno del ricordo) è esattamente ciò che fa la parte politica attualmente meno “laica” presente (e che infatti con il suo passato non ci pensa proprio a fare i conti).


Infine, e questa è forse la colpa più grave, non si può dire che il Vangelo è certe volte più “vero” di una legge fisica. Una cosa del genere è contro qualsiasi laicità esistente. Primo, perché definisce un concetto di verità applicabile genericamente a due mondi diversi. Secondo, lo usa (ed è questa la colpa grave) per confrontarli; infine, usa le armi retoriche per far apparire il vangelo come più “degno” risetto all’aridità della legge fisica.

Confutare un pensiero del genere richiede tempo, e quindi la tentazione di fare la battuta a effetto per demolirlo compare: ma è opportuno invece trattenersi: la laicità è soprattutto assenza di slogan che parlano alla pancia, e presenza di pensieri che parlano al cervello. E quindi dire che una dottrina morale, religiosa, ideale, o semplicemente etica sia confrontabile con uno studio del mondo basato sulla totale assenza di assiomi morali (Newton stesso disse che con faceva ipotesi) è una forzatura non laica. La scienza non va “contro” nessuno, o si “oppone” a qualcosa. Non è la fede nell’assenza, ma l’assenza della fede (la scienza non può averne, per costruzione, visto che si basa su osservazioni e tentativi).

Insomma, un libro che parla di laicità usando però i luoghi comuni di tutti coloro i quali ritengono che siamo loro i perseguitati. Sono, infine, andato a vedermi il CV dell’autore su academia.edu. eccolo:

– Officiale della Santa Sede per il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale […]

– Membro del Comitato scientifico del Cortile dei Gentili (Pontificio Consiglio della Cultura) presieduto dal Card. Gianfranco Ravasi e dal Prof. Giuliano Amato […]

– Recensore della rivista dei Gesuiti “La Civiltà Cattolica”, per testi di Filosofia e Storia.

Ecco. Forse, a parlare di laicità ci sono filosofi più qualificati. Un CV del genere, se si vuole essere veramente laici, va squadernato PRIMA di parlare di laicità. Altrimenti si potrebbe dare l’idea di essere super partes…

Voto 2/5