Il libro promette bene: inizia descrivendo il contesto storico che ha portato alla creazione di uno dei più grandi capolavori dell’umanità. Prosegue dando profondità ai dodici riquadri sulle pareti laterali (ce ne erano quattordici). E anche questo ci sta: molto spesso ci si scorda di questa parte della cappella, anche se dal punto di vista artistico qualcuno non è di sicuro indimenticabile.
Poi, però crolla miseramente: la storia della volta è tirata un poco via, dedicandosi di più (come del resto nella parte dei 12 riquadri) sui materiali usati nella pittura, e non portando nulla di nuovo dal punto di vista della narrazione, se non – forse – una minuziosa descrizione dell’impalcatura usata da Michelangelo.
Ma, soprattutto, ci sono pagine e pagine sugli arazzi ordinati a Raffaello, e che a tutti gli effetti NON sono parte integrante della cappella (e a dirla tutta, neanche tra le cose più riuscite dell’urbinate). Mentre il Giudizio Universale è quasi del tutto trascurato.
Peccato, Forcellino poteva aggiungere le sue competenze di restauratore alla narrazione della Cappella Sistina, invece ci si è quasi del tutto sostituito