Il libro in questione – che non è una passeggiata – affronta proprio come si possa sistematizzare tramite algoritmi la causalità (e quindi i rapporti causa-effetto, le reazioni che si hanno allo scatenarsi di un evento) e come questo influenzi il pensiero, indagando, proprio nell’ultimo capitolo, su come si possa in base a tali studi dare una definizione non solo operativa di “coscienza”. Il libro si chiude con delle domande, più profonde delle risposte che da nei primi capitoli, e questo è un bene: vuol dire che questo campo sta progredendo.
Per un argomento tanto complesso, ci voleva uno scrittore come Malvaldi che abituato a parlare al grande pubblico ma con una formazione scientifica, potesse rendere commestibile un argomento del genere a chi desiderava saperne di più. Esperimento quasi del tutto riuscito. Il libro costringe molto spesso a fermarsi per riflettere, per rileggere concetti di non immediata comprensione, e alla fine per digerirne i contenuti. E’ scorrevolissimo laddove Malvaldi padroneggia bene l’argomento, meno dove si fa matematica “dura” (per il profano, ovvio: per chi è del mestiere stiamo parlando di cose molto più assodate).
Il mio consiglio è di leggerlo dopo – o assieme – a libri che parlano di come l’evoluzione ha creato la coscienza, di come si è sviluppata la “vita” (tra virgolette, perché bisogna intendersi anche su questa definizione) e di come la filosofia stia sempre di più sviluppandosi a partire anche dai risultati ottenuti con il metodo scientifico: un rispetto reciproco che è la maggior dimostrazione di apertura mentale possibile.