Voltaire contro Shakespeare, di Mara Fazio – Laterza – 2020 – €19,00
Il libro è interessante, se non altro perché analizza il XVIII secolo (le Grand Siècle) attraverso la vita di uno dei suoi migliori intellettuali. Anzi, forse il migliore.
Ma qui è la sua analisi del teatro che conta, e le sue ambizioni di autore di tragedie per la Comédie-Française. Dove la differenza tra il teatro di Corneille e Racine e quello inglese emerge in tutta la sua “violenza”. Non solo nell’analisi dei testi, o della recitazione; ma anche – direi soprattutto – in quello del luogo fisico.
Interessante vedere come Voltaire giovane, che vede nel bardo dell’Avon uno strumento di innovazione per la Comédie, diventi, anziano, uno dei suoi più acerrimi nemici, tanto di vivere come affronto personale il fatto che sia rappresentato in Francia.
Una contrapposizione che vede nel lento declino francese del dopo Re Sole, e nella contemporanea ascesa dell’Inghilterra come nazione egemone anche l’aspetto politico. La “barbarie” delle trame di Shakespeare diventano così strumenti per esprimere meglio ancora l’animo umano, dando inizio, anzi anticipando quasi, il romanticismo. Che M. Arouet non vede, tutto chiuso nella sua cultura puramente illuministica (lo “Sturm und Drang” tedesco per lui semplicemente non esisteva). Fino a giungere al paradosso che l’autore inglese del XVII secolo diventa “moderno” rispetto al filosofo del XVIII.
Il libro si legge bene, ed è anche fonte di concetti degni di approfondimento: a esempio, il “genio” che da aggettivo di venta sostantivo: e così da “c’è del genio nelle opere di Shakespeare” si passa a “Shakespeare E’ un genio”. Ed è un bel viaggio nel secolo dei lumi attraverso un aspetto della vita di quel fantastico genio (per lui il sostantivo lo si può usare) poliedrico che è stato Voltaire.
Voto 3/5