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17 gennaio 2023

Grazie a Giovanni Fasani:

Non banale e alternativo il modo in cui Cesare Gigli racconta la storia dei Mondiali di calcio, attraverso un’analisi concentrata su determinati aspetti e volta a confutare luoghi comuni o versioni diffuse.

Lo stile personale dell’autore e la complessità delle fonti consultate rendono la lettura di grande interesse, per i particolari meno noti che vengono aggiunti e per le versioni diverse che vengono collegate a determinati fatti (una su tutti le vicende della nazionale dello Zaire al Mondiale del 1974). Soffermandosi sullo stile non lo si può non apprezzare per la sua spontaneità e chiarezza, come se l’autore raccontare in modo informale ed appassionate 92 anni di storia del calcio, fornendo anche interessanti e non scontati dettagli statistici (preziosa e certosina la ricostruzione delle fasi di qualificazione ad ogni rassegna).

Ovviamente la lettura scorrevole rende l’esperienza interessante e formativa, anche laddove vengono riportate alla memoria fatti e situazioni lontane nel tempo; inutile dire come le edizioni meno recenti, quindi meno mediatiche, rivestano un interesse ed un fascino maggiore (almeno per chi scrive).

Gigli si concentra su quelle situazioni, su quei personaggi e su quelle partite che ritiene maggiormente meritevoli e storicamente più rilevanti, evitando banalizzazioni, ripetizioni ed iperboli laddove il fatto é acclarato; quello che rappresenta un surplus é l’individuazione dell’antefatto, volto a far meglio comprendere cosa sta alla base di quello che già si conosce.

Come detto la scelta si basa sul gusto dell’autore e non come quindi da sorprendersi se all’appello manca qualche episodio che per molti è alla base della storia della coppa del mondo; l’impronta non banale e differente del libro (captabile già dal titolo) si base anche su questa imponderabile scelta nella disamina di una storia lunga e già battuta da più autori.  Con cognizione di causa e portando elementi a supporto l’autore può permettersi confutare situazioni anche arcinote e caratterizzarne altre, alimentando senza dubbio in chi legge il raffronto con quanto letto ed appreso in precedenza.

Nel focalizzare l’attenzione del lettore in un determinato modo si raggiunge l’obiettivo di fornire una versione più concreta e meno mielosa di come un torneo pensato quasi per i soli dilettanti sia arrivato a muovere tanti interessi e, sopratutto, tanti soldi ai giorni nostri. Gigli sembra ergersi a paladino del calcio più sentito e puro, non mancando critiche e frecciatine volte a smascherare le storture ed i veri e propri scandali che stanno alla base di un torneo, ahimè, non poi così puro.

Si possono giusto segnalare qualche imprecisione (BeckeMbauer più volte inserito in luogo di Beckenbauer) e qualche ricostruzione non del tutto precisa (la famiglia di Claudio Gentile non era libica).

Una lettura interessante e meritevole di attenzione in quanto non rappresenta il ”solito” libro sui Mondiali, ma un estratto preciso, appassionante e, soprattutto, mai scontato di ventuno edizioni della coppa del mondo.