Lorenzo Milani sembrava fatto apposta per farsi odiare dai fascisti: dal suo motto “I Care” contrapposto al “me ne frego” mussoliniano alla madre ebrea, fino alla sua aperta approvazione dell’obiezione di coscienza che gli costò il processo. Processo che lo assolse in primo grado e lo condannò in appello quando lui già non c’era più. Peccato fosse un prete, non un comunista, verso cui anzi ostentava un’indifferenza che era peggio dell’odio, oltre ad accusarli di volerlo strumentalizzare. Ed era anche un prete tra i più obbedienti alla Chiesa, che lui riteneva una forza (“altrimenti si è un pastore protestante”, diceva, riferendosi all’assenza di una gerarchia che supportasse il Vangelo). Obbediente, ovviamente non vuol dire acritico, ed i suoi rapporti con i superiori sono stati anche burrascosi.
Il libro, ben scritto, agile, ripercorre tramite il processo da lui subito la vita di questo profeta (viene definito così, in realtà era un rivoluzionario molto più simile a Che Guevara – rifiuto della violenza a parte – che non ad Isaia) che era così avanti sui tempi da essere ancora oggi oggetto di discussione. Toscano fino al midollo, con quel caratteraccio che è indice ogni tanto anche di ego ipertrofico e che porta spesso anche a rovinose sconfitte (se leggete il libro, pensate a Galileo, a Margherita Hack, a Montanelli, a Renzi stesso) non ha mai fatto nulla per farsi apprezzare come persona, credendo – ingenuamente – che le critiche dovessero essere mosse al suo operato più che a lui.
Lo consiglio a chi vuole riscoprire anche gli anni ’60 e quella voglia di cambiamento che adesso sembra scomparsa dalla nostra società, quasi bastasse delegare un partito od un movimento