Per la nostra generazione di fisici, Richard Feynman è stato un mito. Un teorico di primo livello, tanto da meritare un premio Nobel, poliedrico nei suoi interessi, curioso della vita fino a indagarne persino gli eccessi, e eccellente divulgatore (le sue “Lectures on Physics” erano tra i “testi sacri”, assieme al “Landau”: e se non sapete cosa è “il Landau, forse avete avuto una giovinezza meno complicata).
Poi, poco prima che lui lasciasse questo mondo nel 1988, uscì una sua sorta di autobiografia “Sta Scherzando, Mr. Feynamn!” dove la freschezza del personaggio usciva fuori in tutta la sua realtà.
Eppure di tragedie, nella sua vita, ce ne sono state: dalla morte della giovane moglie per TBC, alla crisi tipica di chi ha partecipato al progetto Manhattan. Ma tutto viene visto con l’occhio disincantato e ironico di chi è convinto che il mondo sia un immenso gioco da prendere il più seriamente possibile. Ne uscì fuori un fisico teorica capace di scassinare casseforti, di dipingere fino a ottenere personali, di suonare le percussioni fino ad arrivare finalista in competizioni internazionali, e anche di fare risse in squallidi hotel di Las Vegas, naturalmente!
Un personaggio così prorompente da subire l’accusa, in parte giustificata, di “voler farsi notare con atteggiamenti strani”. Ma, seppure in parte vera, questa cosa non fa altro che tratteggiare ancora meglio la figura di un personaggio ampiamente fuori dalle righe.
Questa raccolta delle sue lettere, è Feynman allo stato puro già a partire dal titolo: “Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute” non è nient’altro che la sua filosofia di vita. Esiste un modo diverso per guardare la stessa cosa? Esistono cose diverse da vedere se usciamo fuori dalle consuetudini? E queste novità, sono necessariamente negative?
Non è forse il miglior libro con cui avvicinarsi al personaggio. Per gli addetti ai lavori “QED” è infinitamente affascinante, e per i “profani”, la sua autobiografia sicuramente tratteggia alla grande una personalità d0eccellenza, ma è piacevole vedere come anche in condizioni di “intimità” come la corrispondenza, Mr. Feynman cercasse sempre il “guizzo”.