L’incidente partì dal blocco del sistema di raffreddamento secondario del reattore 2, che portò a un aumento della pressione del refrigerante nel circuito primario. Questo causò l’apertura della valvola di rilascio seguita dall’arresto d’emergenza del reattore (SCRAM). Entro 10 secondi la valvola si sarebbe dovuta richiudere ma ciò non avvenne, né fu segnalato agli operatori a causa della mancanza di un indicatore di riscontro nella sala di controllo.
Il circuito di raffreddamento primario si vuotò, portando a un surriscaldamento del nocciolo e alla sua parziale fusione, con rilascio di piccole quantità di materia radioattiva nell’ambiente. L’incidente all’impianto, di proprietà della General Public Utilities e della Metropolitan Edison, non causò vittime né feriti, ma occorsero 13 anni per bonificare l’area del reattore 2. Il reattore 1 è tuttora in funzione e lo sarà fino al 2034, quando è previsto l’arresto definitivo della centrale.
Contestualmente si procederà allo smantellamento anche del reattore 2, attualmente sotto monitoraggio attivo.