ONE, two, three o’clock, four o’clock. Il rock restò chiuso due anni in un cassetto. Five, six, seven o’clock, eight o’clock. Attese diversi giri d’orologio prima di esplodere. La radio non era abbastanza potente per diffonderla, fu necessario il grande schermo e un film per dare inizio alla rivoluzione, Blackboard Jungle, il seme della violenza. Che esplose nelle sale per contagiare il mondo. Nine, ten, eleven o’clock, twelve o’clock, rock. We’re gonna rock around the clock tonight.
Rock Around the Clock fu scritta nel 1952 da Max C. Freedman. Un signore di 59 anni. Co-firmata da James E. Myers con lo pseudonimo di Jimmy De Knight. Incisa nell’aprile 1954 da Bill Haley & His Comets per la Decca, la casa discografica di Bing Crosby, Pat Boone e Fats Domino. La stessa che nel ’62 rifiutò i Beatles. Il brano che dà il nome al rock uscì il 20 maggio di sessantasei anni fa. Prese il mondo ai fianchi, diventando primo in classifica contemporaneamente nel Regno e negli Stati Uniti. A singhiozzo, rotolando, tornò in varie posizioni nei cinque decenni successivi.
Non è la prima canzone rock, non è neanche considerata la più importante. Non ha primati. A Rock Around The Clock resta il merito di aver aspettato quel giro d’orologio in più per raggiungere il momento giusto. È la canzone che ha spostato il rock fuori dal recinto di un genere elevandolo al rango di mainstream. È il brano a cui si collega la sua espansione virale, globale. È il manifesto della ribellione di quei bravi ragazzi anni Cinquanta che a colpi d’anca disarcionarono la generazione precedente con tutti i suoi tabù. Nuovi ragazzi, posseduti, dai capelli impomatati fuori posto, con le gonne sollevate da un ballo senza mattoni e senza più regole. Gente scomposta.
Quando uscì, Rock Around the Clock stracciò la spossatezza di una guerra che aveva infestato il mondo intero, spezzandogli la schiena e togliendoli la gioventù. Finì nelle mani e tra i piedi di ragazzi che volevano essere liberi, più veloci delle lancette di quello stesso orologio che da allora cominciò a scorrere con un ritmo nuovo, un ticchettio veloce come il sangue, e di pietra, come il rock.
Tra le 500 canzoni più influenti della storia scelte dalla rivista Rolling Stone, Rock Around the Clock occupa il 159esimo posto.
L’assolo di chitarra elettrica, considerato tra i più famosi del rock, è eseguito da Danny Cedrone. Secondo quanto riportato da Jim Dawson nel libro Rock Around the Clock, Cedrone non aveva partecipato alle prove della band. Aveva suonato solo una sera a casa sua, un dopo cena come tanti altri a Philadelphia, almeno così ricordano la moglie Millie e la figlia Marie. Quando arrivò il giorno della registrazione non sapeva cosa sarebbe venuto fuori. Qualcuno tra i Comets gli suggerì di ripetere l’assolo di Rock the Joint. Ma lui improvvisando registrò un capolavoro. Fu pagato 21 dollari per quella session. Haley non voleva assumere nessun chitarrista stabile nella band ma collaborò ancora con Cedrone il 7 giugno del 1954 per Shake, Rattle and Roll. Dieci giorni dopo, il 17 giugno, il chitarrista morì cadendo dalle scale e rompendosi l’osso del collo. Al suo posto la band prese Franny Beecher che divenne un membro ufficiale. Cedrone non vide mai quello che causò il suo assolo di chitarra.
Per riassumere il suo impatto si dice che in ogni minuto, in qualche parte del mondo, qualcuno stia cantando Rock Around The Clock. È quell’orologio. Dopo sessant’anni il rock’n’roll continua ancora a girargli intorno.