Il 18 giugno 1982 Sotto il ponte dei frati neri sul Tamigi, impiccato ad un’impalcatura, penzola il corpo di un uomo di 60 anni, vestito con un abito di pregevole fattura. Nelle tasche ci sono dei mattoni, le mani sono legate dietro la schiena. In fondo alle tasche 7.400 sterline e un passaporto con un nome italiano. È Roberto Calvi, presidente del banco Ambrosiano di Milano, il banchiere che faceva affari con lo Ior, il banchiere di Dio.
La storia che porta Roberto Calvi sotto il ponte londinese, comincia nel 1944, quando, poco più che ventenne, torna in Italia dalla Russia dove era andato a combattere. Al ritorno in patria, come tanti, converte la sua tessera del Partito fascista in quella del nuovo Partito socialista italiano.
Grazie all’intervento del padre riesce a trovare un posto come semplice impiegato all’Ambrosiano, la banca fondata nel 1896 dal frate francescano, Giuseppe Tovini, per finanziare le opere pie e poi diventata una banca commerciale con stretti legami con l’istituto delle opere di religione. In venti anni, scala tutte le gerarchie fino a diventare Direttore Generale. Ma al prezzo di amicizie pericolose.
Il primo fra questi è Michele Sindona faccendiere che ha contatti con la mafia, nonché consigliere ufficioso del Vaticano. Sindona lo introduce nella loggia Propaganda Due, meglio nota con la sigla di P2, che raggruppa il gotha della dirigenza italiana in tutti i settori. Nel 1975 lo presenta a Licio Gelli, maestro venerabile della loggia istituita nel 1877.
Un altro personaggio che segnerà il destino di Calvi è il cardinale Paul Marcinkus. Anche lui membro della loggia P2 è alla guida dello IOR per la quale si avvale della consulenza di Calvi al quale lo ha presentato, ancora una volta, Michele Sindona. Con il 16% delle azioni, lo IOR diventa il principale azionista dell’Ambrosiano. Enormi quantità di denaro entrano ed escono dalle casse della banca guidata da Calvi, attraverso incredibili triangolazioni con le varie società off shore e con il contributo dello IOR che in cambio chiede all’Ambrosiano cospicui finanziamenti ad associazioni e la creazione di istituti bancari.
Nel 1977 un particolare episodio mette le attività della banca ambrosiana sotto la lente della giustizia italiana. Di fronte al rifiuto di Calvi di mettere a disposizione il denaro della banca milanese per ripianare i debiti delle sue banche, Sindona si vendica organizzando una campagna di affissione notturna a Milano. Sui manifesti vengono riportate tutte le operazioni irregolari della banca. Nonostante una massiccia ispezione della Vigilanza della Banca d’Italia, che dura sei mesi, la gigantesca espansione dell’Ambrosiano continua. Per la cifra di 75 miliardi la Banca acquista il 40% delle quote di Rizzoli Corriere della Sera.
Ma il tracollo è ormai iniziato. Il 20 maggio del 1981 Roberto Calvi viene arrestato per esportazione illecita di capitali e rilasciato nel luglio successivo, riuscendo a essere reintegrato nel suo ruolo. L’Ambrosiano ha un debito di 1,200 miliardi di dollari.
Il 5 giugno 1982, tredici giorni prima della sua morte, Calvi scrive a papa Giovanni Paolo II (adesso Santo):
Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato….
Da tutti, anche dalla carità cristiana. L’8 giugno 1982, Roberto Calvi inizia il viaggio che lo porterà a Londra, dove lo ritroveranno impiccato il 18 giugno. Il giorno prima la sua segretaria personale, Graziella Corrocher, era stata trovata morta ai piedi dell’edificio dove ha sede il Banco Ambrosiano. Come per Graziella anche per Roberto Calvi la versione ufficiale è quella del suicidio, anche se troppi elementi nel ritrovamento del corpo e nello stato del cadavere materializzano l’ombra dell’omicidio. Nello stesso anno comincia poi il processo per la bancarotta, per la liquidazione dell’Ambrosiano. Il Vaticano non subirà alcuna sanzione perché non perseguibile per la legge italiana.
Pur essendo ormai stato accertato l’omicidio, l’uccisione del ‘Banchiere di Dio’ resta senza colpevoli. Dalla banca dei frati francescani al ponte dei Frati neri, il destino di Roberto Calvi rimane intrecciato intorno a una croce
Ma noi si era spensierati, in quell’epoca. C’era il mondiale, e cantavamo cosi: