È uno dei più famosi album musicali della Storia, forse il più famoso. Uscì il 1° giugno 1967, ed ha venduto 32 milioni di copie in tutto il mondo. Stiamo parlndao di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, dei Beatles. Per sei mesi in cima alla UK albums chart, ha vinto 4 Grammy Awards.
Uno di questi Grammy fu proprio per la copertina, realizzata da Jann Haworth e Peter Blake partendo da un’idea di Paul McCartney, e riconosciuta come uno dei più famosi esempi di pop art. Il concept dell’immagine è che attorno alla Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band si raduni il suo pubblico ideale, per fare una foto di gruppo. La composizione non venne realizzata attraverso fotomontaggio, ma stampando le sagome a grandezza naturale e posizionandole in gruppo.
Una volta decisa l’idea, i Beatles stabilirono che ognuno di loro avrebbe potuto indicare i personaggi che vi sarebbero comparsi. Venne chiesto a tutti i prescelti (o agli eredi) il consenso preventivo, quasi tutti accettarono.
Ma è la musica che rende immortale l’opera: si apre con la presentazione della banda in un’atmosfera di festa, per poi passare alla dolce “With a Little Help from my Friends”, dove Ringo si esprime al meglio con la sua voce così particolare. Canzone ripresa da Joe Cocker a Woodstock, oltretutto. Si passa poi a “Lucy in the Sky with Diamonds”, che all’epoca venne accusata di inno all’LSD, ma che Lennon ha sempre detto essere ispirata a un disegno di bambino. “Getting better”, “Fixing a hole” e “She’s Leaving Home”, di Sir Paul, sono canzoni dove parole e musica si fondono perfettamente (“She’s leaving home after living alone for so many years”, inno all’indipendenza giovanile). La side A si chiude con Lennon che pubblicizza lo spettacolo di Mr. Kite, una sorta di circo fatto da saltimbanchi.
La side B si apre con Harrison (il suo unico pezzo dell’album, questa è un’eccezione rispetto agli altri dove in genere ne aveva due) e le sue ricerche orientali con “Within You and Without you”, per poi passare a “When I’m 64”, età cui sono arrivati solo due dei Fab Four, purtroppo. “Lovely Rita” sembra una “One Night Stand” di McCartney, mentre Lennon riprende poi le sue atmosfere bucoliche con “Good Morning Good Morning”, dove si sentono i versi degli animali dell’aia. La ripresa del tema iniziale, che chiude idealmente lo spettacolo, introduce all’ultimo pezzo dell’album e dello show, un ideale bis. E che bis: Uno dei pochissimi scritti a quattro mani da John e Paul, e che rasenta il sublime: “A Day in The Life” è a voi, fino all’ultimo accordo, tenuto fino all’ultima onda sonora.
Buon ascolto