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Guida del movimento ereticale degli Apostolici che si ispirava all’ideale francescano, Dolcino Torielli (o Tornielli),  noto come Dolcino da Novara (1250 ca. – 1 giugno 1307), viene menzionato da Dante nel Canto XXVIII dell’”Inferno” dove viene destinato alla bolgia dei seminatori di discordie e degli scismatici.

Del movimento ereticale dei dolciniani scrivono Umberto Eco nel romanzo “Il nome della rosa” e Dario Fo nell’opera teatrale “Mistero Buffo”. Contro di lui e i suoi seguaci viene indetta una vera crociata voluta da papa Clemente V e da Raniero degli Avogadro, vescovo di Vercelli: i dolciniani vengono sterminati nella battaglia del monte Rubello, nel biellese,  mentre Dolcino e la sua compagna, Margherita da Trento, vengono catturati.

Condannato come eretico dall’Inquisizione,  Fra Dolcino, subisce lunghe torture e dopo aver dovuto assistere al supplizio di Margherita  e del suo luogotenente Longino da Bergamo,  viene arso sul rogo a Vercelli il 1 giugno 1307.  Non ci sono pervenuti scritti originali di Dolcino, il suo pensiero  è giunto fino a noi solo attraverso i suoi avversari, dall’ Historia fratris Dulcini heresiarche, attribuita al’Anonimo sincrono, che narra i fatti svoltisi tra il 1304 e il 1307, ai resoconti di Giovanni Villani e Benvenuto da Imola.