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Il blue jeans è probabilmente la prima grande icona arrivata in Europa dagli Stati Uniti d’America. In realtà sarebbe più giusto parlare di ritorno perché le vere origini del blue jeans portano a Genova. Sin dal Medioevo la Repubblica di Genova era un importante porto commerciale e il nome “Jeane”, mutuato dal francese Gênes, era un apprezzato sinonimo di qualità, riconosciuto in tutti i centri commerciali europei e orientali; più o meno come noi oggi diciamo “vetro di Murano”. In svariati documenti del Cinquecento inglese compare l’espressione “merchant of Jeane” (mercante di Genova).

Il tessuto di colore blu prodotto nella ex repubblica marinara era particolarmente apprezzato nel mercato inglese per la sua resistenza e comodità, cosa che lo rendeva particolarmente adatto come indumento da lavoro. È qui che nasce la leggenda del “blue jeane”.

Con la colonizzazione del continente nord americano il “blue Jeane” attraversa l’oceano e si diffonde nelle comunità dei coloni inglesi. Ma fino all’Ottocento il “blue Jeane” altro non fu che un comodo e robusto indumento da lavoro.

Ma le cose stavano per cambiare.

Il primo fondamentale cambiamento avviene il 20 maggio 1873, esattamente 148 anni fa, quando l’imprenditore tedesco, naturalizzato americano, Levi Strauss (1829-1902) brevetta il celebre format, già sviluppato due anni prima dal sarto Jacob Davis, con 5 tasche, due posteriori e tre anteriori, cucite esternamente, con rivetti e bottoni di rame e l’etichetta esterna (salpa) nella parte posteriore a destra.

Levi Strauss iniziò anche il processo di produzione e commercializzazione con l’azienda “Levi Strauss & Co” confluita, insieme alla “Lee” e alla “Wrangler”, nella statunitense Vf Corporation, la più grande produttrice mondiale di indumenti e accessori da lavoro.

Nel tempo si sono sovrapposte varie tecniche di lavorazione, come il tessuto “denim” e lo “stone washed”.

Il secondo e più decisivo cambiamento non è di tipo industriale ma sociologico quando, dalla metà del Novecento, crebbe e si diffuse il fenomeno della ribellione giovanile: il rude Jeans venne adottato dai giovani americani come simbolo di anticonformismo e trasgressione e normalmente indossato anche al di fuori dei contesti di lavoro, laddove il “bon ton” richiedeva indumenti di circostanza. Da indumento maschile il jeans diventò unisex.

Non soltanto; i ragazzi USA valorizzarono quello che all’origine era il maggior difetto del jeans: lo scolorimento. Più il jeans era scolorito più alto era l’indice di personalizzazione e di “pensiero divergente”.

Un impiego che rapidamente rimbalzò nel vecchio continente.

Oggi il jeans viene continuamente rielaborato in chiave modaiola e non c’è persona che non coltivi nel proprio armadio il suo arsenale di blue jeans. Alcuni fortunati conservano e custodiscono il “primo jeans”.