Poco dopo l’incontro con Eva Braun, Hitler ottenne il suo primo grande successo con il Partito Nazionalsocialista nelle elezioni per il Reichstag del settembre 1930 raccogliendo 6 milioni di voti: aveva già scritto il Mein Kampf e aveva già organizzato, all’interno del movimento, i “reparti d’assalto” SA (Sturmabteilungen) e le “squadre di protezione” SS (Schutz-Staffeln). Quando la relazione tra Hitler e Eva Braun divenne seria, lei aveva appena 20 anni: nel 1932 iniziò a frequentare l’appartamento di Hitler, ma il 1932 fu anche l’anno in cui Hitler era impegnato con la campagna elettorale. Alla vigilia delle votazioni politiche del novembre 1932, Hitler tenne un famoso discorso:
«I nostri avversari dicono che i nazionalsocialisti, e soprattutto io, sono persone intolleranti, incompatibili, sostenendo che non vogliamo cooperare con gli altri. (…) Ho imparato una cosa: questi signori hanno completamente ragione: siamo intolleranti! Mi sono dato un obiettivo: espellere i 30 partiti dalla Germania!
Abbiamo un obiettivo davanti a noi: dobbiamo essere spietati, al limite del fanatismo, e sotterrare tutti questi nella tomba! Solo pochi mesi fa, ho incontrato un ministro dell’Interno che mi ha suggerito di disperdere tutte queste persone (le SA e le SS, ndr), far loro togliere le uniformi, e poi farli diventare una neutrale, pacifista associazione democratica o un club sportivo. Così loro potranno entrare, e io e il movimento nazionalsocialista saremo finiti: una ricetta semplice.
È così che ragionano! Ancora non si rendono conto che qui si tratta di qualcosa di completamente diverso da un semplice borghese partito politico-parlamentare; qualcosa che non può essere sciolto, e i cui appartenenti escono sempre più rafforzati e più compatti dagli attacchi esterni».
In quel periodo, i due si incontrarono pochissimo: nel luglio 1932 Hitler ottenne la vittoria politica risolutiva alle elezioni per il Reichstag e il primo novembre Eva Braun – che le biografie descrivono come «la donna più infelice del Terzo Reich» – tentò di suicidarsi sparandosi un colpo alla gola. Si salvò. Cancelliere del Reich dal 30 gennaio 1933, Hitler – che si considerava «sposato alla patria» e che ebbe diverse amanti per tutto il tempo della sua relazione con Eva Braun – costituì un ministero di coalizione. In marzo, dopo aver ottenuto pieni poteri attraverso la soppressione delle libertà democratiche, impose al paese una dittatura di partito. Dopo la cosiddetta “notte dei lunghi coltelli” – giugno 1934, in cui Hitler si sbarazzò dei suoi avversari interni ed esterni – e poi negli anni della sua continua ascesa al potere, Eva Braun (che non si era mai iscritta al partito) venne spesso lasciata sola e trascurata. Ma un suo secondo tentativo di suicidio – nel 1935, ingerendo dei sonniferi – convinse Hitler a offrirle un appartamento a Monaco e a permetterle di passare più tempo in sua presenza.
Eva Braun smise di lavorare presso lo studio fotografico di Hoffmann, venne inserita nello staff del Führer e presentata come sua segretaria personale. In quegli anni Braun, che aveva mantenuto sempre una passione per le fotografie e la cinepresa, girò diversi filmati sulla vita privata di Hitler, soprattutto nella residenza estiva a Berghof, nel sud-est della Baviera vicino al confine con l’Austria.
Nel frattempo la biografia di Adolf Hitler e la storia della Germania iniziarono a coincidere. Nel 1938 ci furono l’annessione dell’Austria alla Germania (Anschluss), l’apertura del campo di concentramento di Mauthausen, la cessione dei Sudeti da parte della Cecoslovacchia decisa alla conferenza di Monaco e la “notte dei cristalli” contro gli ebrei, considerato l’episodio che diede inizio all’accelerazione del processo di segregazione e repressione che si concluse con il progetto di sterminio sistematico. L’anno successivo la Germania occupò Boemia e Moravia, strinse il “patto d’acciaio” con Italia e quello di non aggressione con la Russia. Il primo settembre del 1939 Hitler invase la Polonia e iniziò la Seconda guerra mondiale. Nel 1941 si autonominò comandante in capo dell’esercito, ma nel 1943 cominciarono le prime sconfitte. All’inizio del 1945, la situazione militare della Germania era molto complicata. Le forze sovietiche stavano per attraversare il fiume Oder, con l’obiettivo di occupare Berlino; su diversi fronti proseguivano la loro avanzata anche le forze britanniche e quelle statunitensi; in Italia, l’esercito tedesco stava ripiegando verso nord. Nel frattempo, gli Alleati si erano incontrati a Yalta, tra 4 e l’11 febbraio per discutere la conclusione della guerra in Europa. In quegli stessi giorni Eva Braun festeggiò nella casa di Monaco il suo trentatreesimo compleanno; a marzo si mise in viaggio verso Berlino, dove Hitler si era ritirato.
In tutti quegli anni Hitler e Braun non ebbero mai un legame formale, almeno fino a quando Gretl, la sorella minore di Eva, non sposò nel 1944 l’ufficiale delle SS Hermann Fegelein con una cerimonia a cui fecero da testimoni Hitler, Himmler e Martin Bormann. Fegelein fu fucilato per tradimento quando, il 28 aprile 1945, fu sorpreso mentre cercava di abbandonare Berlino in abiti civili. La guerra era praticamente finita e i nazisti avevano perso. Quella stessa notte Hitler ed Eva Braun si sposarono nel bunker sotto la Cancelleria di Berlino, alla presenza di Martin Bormann e Joseph Goebbels. Vissero insieme come marito e moglie nel bunker per meno di 40 ore. Il 30 aprile del 1945, mentre l’esercito russo occupava Berlino, Braun e Hitler dissero addio agli altri occupanti del bunker (oltre al personale di servizio e alcuni militari, i coniugi Goebbels con i sei figli e Martin Bormann), si ritirarono nello studio personale di Hitler e si suicidarono.
Quel pomeriggio, seguendo istruzioni date dallo stesso Hitler, i loro resti vennero portati attraverso le scale verso l’uscita d’emergenza del bunker, furono cosparsi di benzina e bruciati. Il 2 maggio i resti di Hitler, Braun e di due cani vennero scoperti da una unità dell’Intelligence dell’Armata Rossa e sepolti a Magdeburgo. Nel 1970 l’agenzia SMERSH, controllata dal KGB, inviò alcuni agenti nella Repubblica Democratica Tedesca. Per timore che il luogo della sepoltura, qualora reso pubblico, potesse diventare un santuario neo-nazista, venne autorizzata l’operazione di distruzione dei resti, che furono ritenuti autentici: le ceneri furono gettate in un affluente del fiume Elba.