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«Ho raccomandato a tutti i governatori di dispiegare la Guardia Nazionale in numeri sufficienti da riprendere il controllo delle strade», ha tuonato intimidatorio Donald Trump. C’è chi ha applaudito, chi ha dissentito, chi ha sentito un brivido lungo la schiena.

«Riportare l’ordine» è stato un obiettivo spesso malinteso. A volte in modo turpe. Dice tutto, ad esempio, il sito ufficiale della National Guard del Colorado che, esaltando nella pagina dedicata alla propria storia il recente comportamento nei confronti della pandemia, cita genericamente come la milizia, tra il 1889 e il 1922, sia stata «attivata dozzine di volte per la protezione dei diritti pubblici, della sicurezza e della proprietà durante gli scioperi dei minatori». Non una parola sulla strage di Ludlow, in Colorado, dove la «difesa della proprietà» si incarnò nell’appoggio alla feroce repressione di uno sciopero decisa da John D. Rockefeller senior, allora l’uomo più ricco del mondo, che aveva inviato contro gli scioperanti, decisi a difendersi con vecchi schioppi, un esercito privato armato con blindati e mitragliatrici.

Era il 20 aprile 1914 e i minatori, affamati da sette mesi di sciopero per lavorare «solo» otto ore al giorno ed esser pagati in dollari e non in buoni da spendere solo negli «store» aziendali, decimati da troppi incidenti mortali nelle miniere di carbone (104 nel solo 1913), buttati fuori dalle baracche sempre aziendali in cui vivevano, costretti a passare l’inverno nella neve in un accampamento di fortuna, furono spazzati via.

Scriverà il New York Times: «Quarantacinque morti, tra cui 32 donne e bambini, una ventina di dispersi e altrettanti feriti è il bilancio della battaglia di 14 ore tra truppe statali e scioperanti nella proprietà della “Colorado Fuel & Iron Company” una holding di Rockefeller. Il campo di Ludlow è una massa di macerie carbonizzate che nascondono una vicenda di orrori che non ha l’eguale nella storia della lotta industriale». Tra i «sovversivi» uccisi molti erano emigrati italiani. Tra loro Carlo e Fedelina Costa coi figlioletti Onofrio e Lucia e i tre bambini della signora Petrucci. Giuseppe Petrucci aveva quattro anni, Lucia due, Francesco quattro mesi. Il grande cronista John Reed, piombato sul posto, scrisse un reportage furente. Il cantautore Woody Guthrie un canto indimenticabile: «Ludlow massacre».