Nel corso degli studi successivi sull’operazione Balena – nome in codice del rastrellamento del Quadraro – le cifre sul numero dei deportati furono varie e differenti: Robert Katz ne indicò 750, Musu e Polito 744, 740 secondo Corvisieri, circa 800 per Piscitelli. Un’alternanza di cifre e conteggi che comunque non trovavano giustificazione nella testimonianza di Sisto Quaranta, fra i più giovani deportati, che dimostrò di essere stato conteggiato con il numero 947.
Il gruppo dei deportati fu prima condotto nel campo di internamento di Terni, poi nel carcere di Firenze e infine a Fossoli, dove effettuò una lunga sosta, fino a giugno, quando tutti gli uomini – destinati all’Organizzazione Todt e arruolati come lavoratori volontari per la Germania – furono fatti salire sul treno diretto ai campi di prigionia nazisti (fra tutti il campo di Ratibor in Polonia).
Se difficile è ancora oggi calcolare quanti degli uomini del Quadraro partirono per i campi di concentramento, ancor più complesso è il lavoro degli storici nel definire la cifra di coloro che tornarono. Sembra che della lista di Don Gioacchino Rey soltanto 16 furono i deceduti. Ma molto più probabile è che almeno la metà di essi non riuscì a tornare.
Il 17 aprile 2004 il Quartiere Quadraro è stato insignito della Medaglia d’oro al valor civile, secondo questa motivazione
«Centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L’operazione, scattata all’alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all’oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio».