Se ne parlava lunedì con l’amico Gianfranco Personè. E’ tipico dei regimi favorire la pratica (abbellita semanticamente con il nome di “cultura tecnica”) alla teoria. Cingolani, che ritengo uno dei peggiori ministri della Repubblica, infatti, va in quella direzione. la speculazione teorica (in filosofia come in scienza) è fondamentale per favorire il pensiero laterale, scoprire nuove maniere di vedere il mondo dal punto di vista dello sviluppo dell’Uomo o del disvelare nuove idee sul funzionamento del mondo e in generale per il “progresso”. Capire che la schiavitù è una barbarie non è un successo “tecnico”.

 

Non è un caso che Cingolani straparli di guerre Puniche quando fa la sua concione (che non si studiano 4 volte, a meno di non essere ripetente). Secondo lui è “inutile” studiarle. Non vede cosa quel periodo ha significato per lo sviluppo della cultura occidentale; la vittoria dell’organizzazione politica e militare contro quella mercantile e basata sugli “eroi”. La “damnatio memoriae” della cultura Cartaginese; il predominio di Roma che si ritrovò ricchissima in soli 50 anni, mettendo le basi per la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero. E non è nozionismo inutile (lo è sapere di “cultura tecnica” senza capirne lo scopo), ma cultura in senso più generale, perché ho un’arma in più per correlare tutte le informazioni disponibili, che diventano dati, poi conoscenza, e infine cultura. Di quelle che non scompaiono.

 

Consola pensare che tra duemila anni, le guerre puniche si studieranno ancora, e il pensiero di Cingolani no.