Roma, 16 giugno 1846. Dalla cappella Sistina si leva la fumata bianca. Giovanni Maria Mastai Ferretti è eletto successore di Pietro. Prende il nome di Pio IX.

Molti liberali italiani esultano alla notizia dell’elezione. Le correnti neoguelfe salutano l’evento come se si trattasse del preludio alla creazione della confederazione italiana sotto la presidenza del papa. Ma chi era il cardinal Ferretti? E perché la sua elezione aveva suscitato queste speranze?

Ferretti era nato a Senigallia, nelle Marche, nel 1792 e, dopo un periodo dedicato alla formazione, era stato ordinato sacerdote nel 1819. A 35 anni era già vescovo a Spoleto e nel 1831, mentre negli Stati pontifici si diffondeva la seconda ondata di moti liberali e patriottici, si prodigò per evitare spargimenti di sangue proteggendo gli insorti. Si diffuse così l’idea che il prelato fosse di tendenze liberali. Arcivescovo di Imola nel 1832, alla morte di papa Gregorio XVI, fu eletto dal conclave vescovo di Roma, diventando, quindi, papa della Chiesa cattolica.

Gli esordi del suo pontificato parvero confermare la sua fama di liberale. Concesse immediatamente un’amnistia per reati politici; promosse la lega doganale con Regno di Sardegna e Granducato di Toscana; emanò, nel 1848, una Costituzione che introduceva notevoli ampliamenti della libertà e, soprattutto, un Parlamento. Quando, nello stesso 1848, il Regno sabaudo sfidò l’Austria per portare aiuto ai ribelli milanesi e per scalzarla dalla penisola, il papa, al pari degli altri sovrani italiani, inviò un piccolo contingente del suo esercito.

Successivamente, la sua fama di liberale, ricevette durissimi colpi. Si ritirò dalla Prima guerra d’indipendenza e, costretto ad abbandonare Roma a causa di tumulti popolari, chiese l’intervento di una potenza straniera – la Francia repubblicana di Luigi Napoleone Bonaparte – per fare restaurare, per via militare, il suo potere.

Il suo pontificato, il secondo più lungo della Chiesa dopo quello di san Pietro, avrebbe, da allora, conosciuto un progressivo irrigidimento politico e dottrinale, come dimostrarono il Concilio Vaticano I e l’enciclica Quanta cura che conteneva Il Sillabo, dura denuncia del pensiero laico e moderno.

Il 20 settembre 1870 fu proprio Pio IX a osservare l’ingresso dei reparti italiani in Roma. Denunciò il neonato Regno d’Italia come usurpatore dei suoi possedimenti e ordinò ai cattolici, con il Non expedit (1874), di non partecipare alla vita politica del nuovo Stato. Morì nel 1878 e, nel 1881, la sua salma venne traslata nella basilica di San Lorenzo al Verano.

Il corteo funebre fu occasione per un violento scontro tra clericali e anticlericali. La questione romana restava uno dei grandi nodi irrisolti nella costruzione del nuovo Stato.

Figura contraddittoria, quella di Pio IX, che ci sentiamo di riassumere con questa frase: un papa troppo debole in un periodo storico troppo forte.