Libro molto complesso, che affronta dal punto di vista scientifico, filosofico e tecnologico il concetto di algoritmo. Quanto è “reale” senza un supporto “hardware” umano o elettronico? Può il computer elaborarlo “meglio” di un essere umano in termini di efficacia (che lui chiama, con un anglismo di cui non sentivo il bisogno, effettività). L’efficienza di un algoritmo è quella della velocità di esecuzione o è prevalente la progettazione del medesimo? La “realtà” dell’infinito è solo la realtà dell’approssimazione ad esso?
Tutte domande cui si cerca di rispondere spaziando da Platone a Turing ed oltre, con un linguaggio secondo me complicato oltre il dovuto (che già semplice non è).
La cosa più interessante è il posto d’onore che – inevitabilmente – tale libro assegna all’esame di “geometria”: Algebra Lineare ed Analisi delle matrici. Quasi che la facoltà di scienze dei miei tempi (corsi di laurea in fisica, chimica, matematica) avessero con quel primo esame già voluto far comprendere le necessità – e le complessità – del calcolo