Si iscrissero circa 102 vetture, ma via si presentarono 21 veicoli e si disputò il 22 luglio del 1894, organizzata dal giornale parigino “Petit Journal” di Parigi con la denominazione, curiosa se letta con gli occhi di oggi, di gara “per vetture senza cavalli”, stabilendone alcune semplici regole:
Il primo premio deve essere assegnato al veicolo che la giuria ritiene corrispondere meglio ai seguenti requisiti: essere non pericoloso, maneggevole con facilità e costare il meno possibile nell’impiego su strada;
Per essere ammessi al concorso occorre sottoporsi ad una prova preliminare durante la quale il concorrente dovrà riuscire a percorrere una cinquantina di chilometri in non più di quattro ore;
Al concorso sono ammessi veicoli di ogni nazionalità purché azionati da sistemi propulsivi meccanici, cioè in grado di muoversi autonomamente.
Veniva promesso anche un cospicuo montepremi (10mila franchi d’oro, di cui 5mila sarebbero andati al vincitore).
Allo scadere del termine delle iscrizioni, il 30 aprile 1894, risultavano, come detto, ben 102 concorrenti in lizza, fra cui molti con le più improbabili forme di propulsione: da vetture mosse da leve azionate dai passeggeri, a vetture ad aria compressa; da vetture a pedali a vettura con propulsione determinata dal peso dei passeggeri, ecc. ecc.
Tra gli iscritti anche un’auto proveniente dall’Italia: costruita a Castelnuovo in Garfagnana dall’imprenditore tessile Giuseppe Carli, ma purtroppo non riuscì ad essere terminata in tempo per poter partecipare alla gara parigina. Fatto curioso era che la vettura del Conte Carli era un triciclo a spinta elettrica, e questo per ricordare che la trazione elettrica non l’anno inventata ai giorni nostri.
In molti casi si trattava di personaggi alquanto discutibili come lo erano le loro vetture, ricordiamoci che siamo agli albori della storia dell’automobile.
Ma non mancarono fortunatamente iscrizioni più serie e tecnologicamente più concrete: 37 veicoli a petrolio (con motore endotermico, con gli stessi principi di quelli attuali), 30 veicoli a vapore, 3 veicoli elettrici, 1 a gas-petrolio, 1 a vapore-aria compressa: una serie di sperimentazioni che avrebbe dell’incredibile ai giorni nostri.
Il giorno 22 luglio 1894, venne dato il via alla gara vera e propria, sul percorso Parigi-Rouen, fra due ali di folla incuriosita e festante per tutti i 130 chilometri che separavano le due città francesi.
Il tempo si mantenne buono per tutta la giornata. Le marche più accreditate per il successo erano quattro (la tedesca Benz e le francesi De Dion-Bouton, Panhard & Levassor e Peugeot; sia le Peugeot che le Pamhard montavano motori Daimler, considerati allora al top della tecnologia endotermica).
Il mezzo più veloce e potente si rivelò comunque il trattore a vapore De Dion-Buton (pesante oltre 2 tonnellate e mezza) guidato da Albert De Dion, che mantenne il comando della gara praticamente dal primo all’ultimo metro, con un momento di suspense nel finale, quando affrontando in malo modo una curva finì in un campo di patate, riuscendo comunque a riprendere la strada.
Lo stesso De Dion concluse quindi la gara in 6 ore e 48 minuti (al netto delle soste previste dagli organizzatori per ristorare gli equipaggi e rifornire le vetture) ad una velocità media di 18,529 chilometri orari.
Al secondo posto, distanziata di 5 minuti, arrivò la Peugeot numero 65 di Lemaitre; al terzo posto, distanziata di altri 5 minuti, l’altra Peugeot di Doriot. L’ultimo a tagliare il traguardo fu Ernest Archdeacon.
Delle 21 macchine partite, 17 completarono la gara, mentre solo 4 mezzi, tutti a vapore, risultarono ritirati lungo il percorso.
Il giorno dopo, però, quando la giuria sia riunì per ufficializzare la classifica ed assegnare i premi in denaro, ci fu un colpo di scena: il primo premio non venne assegnato al trattore a vapore De Dion Bouton che era risultato il più veloce sul traguardo, che venne invece classificato al terzo posto perché (come recitava il comunicato della giuria) “troppo pesante, poco maneggevole e non del tutto conforme allo spirito del regolamento”. In effetti si trattava di un trattore concepito per trainare “landò” o “carrozze”, al posto del tiro anteriore dei cavalli tradizionali; solo che per avviarsi gli ci voleva almeno un’ora per portare in pressione la caldaia, ed era inoltre necessario caricare oltre 400 litri d’acqua ed 80 chili di carbone.
Il primo premio e la vittoria finale vennero quindi assegnati ex equo alla Peugeot di Valentigny ed alla Panhard & Levassor di Ivry.
Un risultato che indicò nei motori a combustione interna di petrolio il futuro delle “vetture senza cavalli”, ovvero dell’automobile.