Sul finire degli anni Ottanta del XIX secolo la ancora giovane nazione italiana era fortemente orientata ad espandere i propri possedimenti coloniali verso l’interno della colonia Eritrea per garantirsi uno spazio vitale sull’altopiano etiopico. Il governatore militare, il generale Baldissera, cercava di manovrare politicamente i ras locali per creare divisioni nel campo abissino e avere così i necessari margini di manovra.
Da Roma si preferiva, invece, contare su un plenipotenziario, il conte Pietro Antonelli (nipote del segretario di Stato di Pio IX, per dire quanto la “Questione Romana” fosse talvolta solo un conflitto di facciata), per attuare una politica di sostegno materiale (in armi e denaro) verso un ambizioso principe locale, lo scioano Menelik. La speranza dell’Italia era che questi, una volta preso il potere sul trono d’Etiopia al posto dell’imperatore Giovanni IV, non si opponesse ad una nostra espansione territoriale.
Divenuto imperatore Menelik accettò la proposta italiana volta a sottoscrivere un “trattato di amicizia e di commercio” da stipulare tra i due paesi. L’accordo internazionale venne firmato il 2 maggio del 1889 nella località di Uccialli, tra il conte Antonelli, in rappresentanza del Re d’Italia, e il sovrano africano. Il trattato, composto da 20 articoli e ratificato dall’Italia il 10 aprile 1890, aveva un vulnus, che avrebbe avuto conseguenze drammatiche, al suo interno: nell’articolo 17 della versione in lingua italiana si sosteneva che “Sua maestà il Re dei Re d’Etiopia consente di servirsi del Governo di Sua Maestà il Re d’Italia per tutte le trattazioni di affari che avesse con altre potenze o governi”; mentre nel testo in lingua amarica tale passo divenne: “il Re d’Etiopia può trattare…”. Di fatto con il trattato di Uccialli si impose all’Abissinia un protettorato italiano. Questo non fu mai accettato da Menelik che lo contestò in tutte le occasioni.
I contrasti generati dalla diversa interpretazione dell’accordo contribuirono in modo sostanziale al peggioramento delle relazioni tra i due paesi fino a giungere, nel 1896, alla sua soppressione in seguito alla disfatta militare italiana di Adua (1° marzo 1896).